Sabato, 18 Luglio 2009 16:06

Onoriamo i poveri

Scritto da  Gerardo

Inoltriamo l’appello di beati i costruttori di pace', inviatoci dall’amico Stefano Dommi.
Si tratta di un documento vivo, lucido e al tempo stesso appassionato.
Buona lettura!




Carissima/o,
la cosiddetta legge - sicurezza sta già ottenendo risultati amari su una fascia sempre più grande di poveri.

Per questo é importante e urgente, a botta calda, proporci non come oppositori politici, ma come portatori di una necessità pastorale e civile, dichiarandoci obiettori di coscienza.

L'iniziativa non presenta niente di nuovo rispetto al modo di operare di tantissime/i religiose/i e preti con le loro comunità. Semplicemente di fronte a una legge scritta e sbandierata come successo di coerenza politica, starebbe, anche formalmente, la nostra presa di posizione con relativa assunzione di responsabilità.

Il testo dell'appello, di cui è stata inviata bozza, viene confermato.
Stanno arrivando le prime adesioni significative con incoraggiamento a proseguire.

Non per propaganda, ma per onestà ed efficacia, va debitamente pubblicizzato.

È evidente che andrà lanciato solamente se condiviso da molti. Per questo sarebbe importante la sua diffusione con le modalità che ognuno ritiene più opportune.

Questo appello va firmato a titolo personale e anche comunitario da tutte le persone con incarichi religiosi che lo condividono.

Le persone che trovi scritte in indirizzo non rispondono ad alcun criterio di selezione , ma semplicemente a un rapporto di conoscenza e di amicizia, perché altre volte hanno partecipato a iniziative analoghe.
Ci diamo una settimana per raccogliere più adesioni possibili.


Onoriamo i poveri

Come scelta e impegno di vita siamo stati chiamati e mandati a dare ed essere buona notizia per i poveri. La legge - sicurezza, emanata dal Governo in questi giorni, discrimina, rifiuta e criminalizza proprio i più poveri e i più disperati. Riteniamo strumentale e pretestuosa la categoria della clandestinità loro applicata. È lo Stato che rifiuta il riconoscimento.

Per chi perde il lavoro a causa della crisi, è lo Stato che induce alla clandestinità, decidendo arbitrariamente l'interruzione della regolarizzazione. Di null'altro sono colpevoli queste persone se non di essere troppo bisognose. Per lo Stato italiano oggi è questo che costituisce reato.

Molti di noi provengono da una situazione di indigenza.

Con i fatti e non solo a parole ci riconosciamo nella umanità e nella dignità di tutte le persone, che vengono colpite da questa legge iniqua; intendiamo onorare i poveri. Se non lo facessimo negheremmo le nostre persone e la nostra missione e tradiremmo le nostre comunità. Perciò
dichiariamo in coscienza la nostra obiezione pubblica. Vale anche per noi "bisogna obbedire a Dio, invece che agli uomini" (Atti5,29).

Siamo incoraggiati in questa decisione, non solo in riferimento alla fede, ma anche come comuni cittadini, in ottemperanza alle leggi sottoscritte e vincolanti per lo Stato italiano: dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, alla Convenzione sullo stato dei rifugiati, alla Convenzione sui diritti dell'infanzia e alla nostra stessa Costituzione, che questa legge - sicurezza non ha tenuto in considerazione.

Perciò la nostra disobbedienza non riguarda soltanto il nostro comportamento individuale, ma faremo quanto è in nostro potere, perché un numero sempre crescente di cittadini metta in atto pratiche di accoglienza, di solidarietà e anche di disobbedienza pubblica, perché nel tempo più breve possibile questa legge venga radicalmente cambiata.


Prime adesioni:

Don Albino Bizzotto, Mons. Giovanni Nervo, Don Gianfranco Zenatto, Don Romano Frigo, Don Maurizio Mazzetto, Don Giuliano Giacon, Suor Lucia Bizzotto....

Padova, 10 luglio 2009

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